Critic@mente – Posso credere a tutto, purché sia sufficientemente incredibile

Rimaniamo in tema con l’ultimo post e continuiamo a parlare di genre… o meglio di “non genere” e di come vi sia ancora chi “cade” nel tranello del manoscritto ritrovato.

Pensate banalmente al polverone suscitato qualche anno fa dal Codice da Vinci, ai numerosi volumi, saggi, studi, articoli tesi tutti a dimostrare le incongruenze, gli errori e le omissioni di Dan Brown… ma la domanda cruciale è a DanBrown interessava la Verità? Sì quella con la maiuscola, o ha spmplicemente utilizzato uno stranoto stratagemma per dare un manto di credibilità alla sua operazione e suscitare quindi la curiosità dei lettori?

Per citare un caso noto a tutti Manzoni non aveva fatto la stessa cosa? Nievo nel suo Storia filosofica dei secoli futuri non aveva anche lui utilizzato un manoscritto “ritrovato”?

E allora la questione ritorna ad essere il genere, dove ormai le opere, in cui storia e invenzione vanno a braccetto, sono un numero sempre maggiore, pensate ad esempio al Libro segreto di Dante, di cui ho già parlato, e che sfruttano la credulità del lettore meno avvezzo per generare curiosità ed interesse.

Quel che stupisce è come al giorno d’oggi un romanzo sia ancora inteso come verità assoluta, storica, soprattutto nel momento in cui è lo stesso autore a far trapelare questa possibilità… Non lo faceva anche d’Annunzio con il suo Libro segreto? Quel che oggi fa la differenza è l’impatto mediatico di questa operazione (e il ritorno in termini di marketing), grazie al quale il “tranello” diviene più subdolo…

Anche questa volta insomma sembra che la lungimiranza di Wilde abbia colpito; anche nel 2012: “Posso credere a tutto, purché sia sufficientemente incredibile”

Manoscritto ritrovato