Critic@mente – poesia e prosa: Non tutti i bastardi sono di Vienna

Di questo romanzo (Non tutti i bastardi sono di Vienna, Sellerio) si è già parlato moltissimo; tanti, più o meno famosi, critici hanno già detto la loro, io ho preferito, per non risultare “partigiano” dato il rapporto di amicizia che mi lega con l’autore (mi pareva “brutto” litigare per scrivere una recensione!), non espormi… almeno fino ad ora.

Non intendo comunque scrivere una recensione del fortunato romanzo di Molesini, ma preferisco porre l’accento su un particolare forse troppo spesso lasciato fra le righe, ovvero la poesia.

Che il titolo sia un endecasillabo è già stato sottolineato da Molesini stesso, ricordando così come questo verso risulti facile a noi italiani da memorizzare, suonandoci quasi “familiare”, quel che invece non è stato enfatizzato è come l’epserienza e l’indole da poeta dell’autore abbia contribuito a rendere godibile il tessuto prosastico.

In particolare nelle scene nella foresta, dove suoni, odori, immagini tendono a mescolarsi e a offrire un godimento multisensoriale, in quegli spazi risulta evidente l’orecchio del poeta, la naturale propensione di Molesini al canto, che sebbene tradotta in prosa mantiene una sonorità, un incedere, e una cadenza che ricordano molto da vicino i suoi versi più riusciti.

Lo stesso gusto per l’aforisma del nonno, personaggio incredibilmente carismatico, suona a volte come combinazioni di settenari ed endecasillabi… a voi scoprire dove…

Non tutti i bastardi sono di Vienna