Critic@mente – All art constantly aspires towards the condition of music

Dopo un “breve” silenzio rieccoci con Critic@mente… è un po’ che questo argomento mi ritorna in mente e una trasmissione televisiva di qualche giorno fa (non ricordo quale) mi ha spinto a scrivere su un un tema ultra dibattuto, ovvero musica e poesia: la musica è poesia? il testo di una canzone è musica?

Come spesso accade sarò ottocentesco ma il mio ragionamento non può che partire dalla celeberrima frase di Pater “All art constantly aspires towards the condition of music”… come non dargli ragione? Non dimentichiamo poi che i termini “Canzone” e “Ballata” sono utilizzati per definire tipologie di poesia… e allora perché ancor oggi svariati poeti, critici e pensatori si interrogano in merito? OK ci sono tante canzoni che non hanno nulla a che vedere ocn la Poesia (la maiuscola non è casuale), ma se è per quello anche tante “poesie” che non hanno nulla a che fare con la Poesia o con l’Arte in generale…

Facciamo un esempio Prendiamo Autumn Leaves dell’intramontabile Clapton… il testo è chiaramente quello di Prévert (sebbene tradotto in inglese), ma quell’assolo finale con il vibrato che in modo quasi onomatopeico replica il lento “ciondolare” delle foglie non è forse poetico? E allora la domanda forse è se la poesia necessita assolutamente di parole per esprimere… Ma anche in questo caso abbiamo numerosissimi casi di testi poetici che trovano la loro massima espressione nel “continuare” la natura anche dal punto di vista sonoro (e oltre al “mio” d’Annunzio se ne potrebbero citare tanti altri di autori).

In altri termini mi pare che spesso ci si soffermi su polemiche abbastanza sterili, nel cercare di etichettare qualcosa, a prescindere, perdendo di vista la globalità dell’operazione artistica.

Qualcuno potrebbe dire OK hai citato Prévert… un Poeta.. OK prendiamo qualche esempio di testi di musica contemporanea? Vediamo Yesterday, o Imagine, o alcune canzoni di Bob Dylan, o

Would you know my name
If I saw you in heaven?
Would you feel the same
If I saw you in heaven?
I must be strong and carry on
‘Cause I know I don’t belong here in heaven

Would you hold my hand
If I saw you in heaven?
Would you help me stand
If I saw you in heaven?
I’ll find my way through night and day
‘Cause I know I just can’t stay here in heaven

Time can bring you down, time can bend your knees
Time can break your heart, have you begging please, begging please

Beyond the door there’s peace I’m sure
And I know there’ll be no more tears in heaven

Would you know my name
If I saw you in heaven?
Would you feel the same
If I saw you in heaven?
I must be strong and carry on
Cause I know I don’t belong here in heaven

Non è forse poesia? Mettiamo ora anche la musica… Tears in Heaven… E la chitarra che accompagna non concorre a creare l’incanto poetico?

Critic@mente – poesia e prosa: Non tutti i bastardi sono di Vienna

Di questo romanzo (Non tutti i bastardi sono di Vienna, Sellerio) si è già parlato moltissimo; tanti, più o meno famosi, critici hanno già detto la loro, io ho preferito, per non risultare “partigiano” dato il rapporto di amicizia che mi lega con l’autore (mi pareva “brutto” litigare per scrivere una recensione!), non espormi… almeno fino ad ora.

Non intendo comunque scrivere una recensione del fortunato romanzo di Molesini, ma preferisco porre l’accento su un particolare forse troppo spesso lasciato fra le righe, ovvero la poesia.

Che il titolo sia un endecasillabo è già stato sottolineato da Molesini stesso, ricordando così come questo verso risulti facile a noi italiani da memorizzare, suonandoci quasi “familiare”, quel che invece non è stato enfatizzato è come l’epserienza e l’indole da poeta dell’autore abbia contribuito a rendere godibile il tessuto prosastico.

In particolare nelle scene nella foresta, dove suoni, odori, immagini tendono a mescolarsi e a offrire un godimento multisensoriale, in quegli spazi risulta evidente l’orecchio del poeta, la naturale propensione di Molesini al canto, che sebbene tradotta in prosa mantiene una sonorità, un incedere, e una cadenza che ricordano molto da vicino i suoi versi più riusciti.

Lo stesso gusto per l’aforisma del nonno, personaggio incredibilmente carismatico, suona a volte come combinazioni di settenari ed endecasillabi… a voi scoprire dove…

Non tutti i bastardi sono di Vienna